Come ormai da qualche giorno il nostro risveglio nel parco nazionale avviene sotto un cielo minaccioso. Facciamo colazione dentro il camperino con un tè caldo e biscotti. Niente male questi cookie Maryland di provenienza inglese!
Non sono neanche le sette e fuori dalla lavanderia c'è già una nutrita coda. Dobbiamo arrenderci all'evidenza: è impossibile fare il bucato in questo campeggio. Restituiamo perciò la tessera ottenuta in omaggio e ci mettiamo in cammino. Prima tappa: la bellissima cascata Svartifoss, contornata da colonne di nero basalto. Che dire? Uno spettacolo davvero incredibile. Ci si arriva dopo circa mezz'ora di cammino con discreta pendenza, ma ne vale assolutamente la pena.
Continuiamo in salita il sentiero fino ad arrivare in un punto panoramico da cui godiamo una vista a 360° sul ghiacciaio e sui campi di lava sottostanti. Ci sono anche dei macchinari abbandonati, perfetti per fare qualche foto stupida. Ma la vera attrazione del giorno è un'altra e non c'è tempo da perdere. E' da mesi che aspettiamo questo momento, e solo un centinaio di chilometri ci separa dal realizzare uno dei nostri sogni.
Ci rimettiamo in strada verso mezzogiorno e circa un'ora dopo siamo alla magica Jokulsarlon, la laguna degli iceberg. Un breve giro di perlustrazione e capiamo subito che dobbiamo vederli da più vicino. Ci serve il mezzo anfibio per correre tra i ghiacci, scoprirne la storia, scattare un sacco di foto e addirittura assaggiarne un pezzo. I 25€ meglio spesi della nostra vita! La guida tra l'altro è una giovane francese, e ci ricordiamo di aver già visto altri ragazzi stranieri fare lavori stagionali legati al turismo in Islanda. Buono a sapersi, anche se siamo ormai un po' vecchiotti potrebbe essere un'idea da tenere in considerazione per il futuro...
Al termine del tour passeggiamo lungo il fiume e andiamo a scoprire il cimitero degli iceberg: una splendida spiaggia nera poco distante dove vanno a morire sciogliendosi inesorabilmente. Ale ha tutte le batterie della macchina fotografica scariche e non riesce a scattare tutte le foto che vorrebbe. Abbiamo scoperto, come già sospettavamo, che in vacanze del genere uno dei problemi più grossi è tenere alimentati tutti i nostri gadget tecnologici.
Ci rimane ancora tanta strada da fare e siamo affamati. Decidiamo di fare una tirata unica fino a Hofn, ignorando i brontolii dello stomaco. Raggiungiamo questa piacevole cittadina di pescatori e proprio in prossimità del porto ci regaliamo un ottimo Fish & Chips da Hafnarbudin. Il locale è piccolo e frequentato prevalentemente da gente del posto. Tra gli altri, un gruppo di ragazzi che ruttano a
aleripe
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16 Apr 2020
August 03, 2014
|
Djupivogur
Come ormai da qualche giorno il nostro risveglio nel parco nazionale avviene sotto un cielo minaccioso. Facciamo colazione dentro il camperino con un tè caldo e biscotti. Niente male questi cookie Maryland di provenienza inglese!
Non sono neanche le sette e fuori dalla lavanderia c'è già una nutrita coda. Dobbiamo arrenderci all'evidenza: è impossibile fare il bucato in questo campeggio. Restituiamo perciò la tessera ottenuta in omaggio e ci mettiamo in cammino. Prima tappa: la bellissima cascata Svartifoss, contornata da colonne di nero basalto. Che dire? Uno spettacolo davvero incredibile. Ci si arriva dopo circa mezz'ora di cammino con discreta pendenza, ma ne vale assolutamente la pena.
Continuiamo in salita il sentiero fino ad arrivare in un punto panoramico da cui godiamo una vista a 360° sul ghiacciaio e sui campi di lava sottostanti. Ci sono anche dei macchinari abbandonati, perfetti per fare qualche foto stupida. Ma la vera attrazione del giorno è un'altra e non c'è tempo da perdere. E' da mesi che aspettiamo questo momento, e solo un centinaio di chilometri ci separa dal realizzare uno dei nostri sogni.
Ci rimettiamo in strada verso mezzogiorno e circa un'ora dopo siamo alla magica Jokulsarlon, la laguna degli iceberg. Un breve giro di perlustrazione e capiamo subito che dobbiamo vederli da più vicino. Ci serve il mezzo anfibio per correre tra i ghiacci, scoprirne la storia, scattare un sacco di foto e addirittura assaggiarne un pezzo. I 25€ meglio spesi della nostra vita! La guida tra l'altro è una giovane francese, e ci ricordiamo di aver già visto altri ragazzi stranieri fare lavori stagionali legati al turismo in Islanda. Buono a sapersi, anche se siamo ormai un po' vecchiotti potrebbe essere un'idea da tenere in considerazione per il futuro...
Al termine del tour passeggiamo lungo il fiume e andiamo a scoprire il cimitero degli iceberg: una splendida spiaggia nera poco distante dove vanno a morire sciogliendosi inesorabilmente. Ale ha tutte le batterie della macchina fotografica scariche e non riesce a scattare tutte le foto che vorrebbe. Abbiamo scoperto, come già sospettavamo, che in vacanze del genere uno dei problemi più grossi è tenere alimentati tutti i nostri gadget tecnologici.
Ci rimane ancora tanta strada da fare e siamo affamati. Decidiamo di fare una tirata unica fino a Hofn, ignorando i brontolii dello stomaco. Raggiungiamo questa piacevole cittadina di pescatori e proprio in prossimità del porto ci regaliamo un ottimo Fish & Chips da Hafnarbudin. Il locale è piccolo e frequentato prevalentemente da gente del posto. Tra gli altri, un gruppo di ragazzi che ruttano a
tutto volume mentre consumiamo il nostro meritato pasto. Ci sentiamo rincuorati... allora qualche maleducato c'è anche qui!
Dobbiamo farci una doccia, e non ci resta quindi che recarci alla piscina locale. Questa volta troviamo una struttura più grande delle altre, fornita addirittura di ben quattro vasche a temperature crescenti. Quella a quarantacinque gradi è praticamente un'enorme pentola sul fuoco e ci lessa come dei gamberi.
Purtroppo a Hofn tira un vento maledetto (che novità!) che ci consente di fare solo una breve passeggiata attorno alla palude. E' poco più che uno stagno, popolato da tante specie diverse di uccelli chiassosi. Fa davvero freddo ma il calare del sole regala dei colori magici.
Le stesse sfumature di rosso che, riflesse sulle montagne, ci accompagnano per l'interminabile viaggio di un'ora e mezza verso Djupivogur. Questa volta non vogliamo problemi, si va direttamente in campeggio. Il permesso di occupare la piazzola lo otteniamo nel
vicino hotel che le ha in gestione. E' una formula che abbiamo notato spesso in Islanda, e ci fa sempre un po' strano entrare sporchi e infreddoliti, vestiti come dei barboni, in questi lussuosi alberghi dove ricchi signori si stanno rilassando ascoltando musica e sorseggiando un buon tè con biscotti.
La struttura comunque è ben attrezzata con una casetta dotata di bagni, cucina e della nostra tanto agognata lavasciuga. Compriamo un gettone e attendiamo pazientemente che il francese prima di noi completi il suo lavaggio. Nel frattempo cerchiamo di capire se il risultato sia ottimale, ma purtroppo il ragazzo non parla inglese. Così interpretiamo un suo moyen moyen come un invito a utilizzare la lavasciuga, ma purtroppo scopriamo troppo tardi che è molto complicato farla funzionare correttamente. Dopo un'ora e mezza di lavaggio estraiamo tutti i vestiti ancora sporchi e fradici di un'acqua putrida. Ora siamo davvero nei casini. Per la prima volta dall'inizio della vacanza litighiamo, rimbalzandoci le responsabilità. Andiamo a letto nervosi e preoccupati.
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