Ci svegliamo ben riposati, ma ancora una volta accompagnati dalla pioggia. Dopo l'ennesima colazione tè e cookie siamo pronti per concludere la visita del Myvatn.
La prima tappa che ci siamo prefissati è l'area geotermale di Namaskard, con le sue fumarole che vedevamo ieri dal cratere e che tanto ci avevano affascinato. La parte bassa è quasi irreale, un paesaggio che di terrestre ha ben poco: sbuffi di vapore bollente che escono da stufe naturali fatte di pietra, pozze piene di strani materiali argentei che ribollono, una puzza di zolfo che a momenti toglie il fiato. Non ci facciamo mancare ovviamente un mini trekking sul monte Namafjall, che dopo una salita molto ripida ci
aleripe
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16 Apr 2020
August 06, 2015
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Husavik
Ci svegliamo ben riposati, ma ancora una volta accompagnati dalla pioggia. Dopo l'ennesima colazione tè e cookie siamo pronti per concludere la visita del Myvatn.
La prima tappa che ci siamo prefissati è l'area geotermale di Namaskard, con le sue fumarole che vedevamo ieri dal cratere e che tanto ci avevano affascinato. La parte bassa è quasi irreale, un paesaggio che di terrestre ha ben poco: sbuffi di vapore bollente che escono da stufe naturali fatte di pietra, pozze piene di strani materiali argentei che ribollono, una puzza di zolfo che a momenti toglie il fiato. Non ci facciamo mancare ovviamente un mini trekking sul monte Namafjall, che dopo una salita molto ripida ci
permette nel punto più alto di avere una vista che spazia davvero su tutta la regione.
Terminato il giro ad anello ci concediamo una veloce e unta pizzetta prima di recarci a Grjotagja per una breve visita alla grotta apparsa in Game Of Thrones. La sua fama deve essere veramente aumentata grazie alla serie TV perché è pieno di gente e si fa fatica a passare dall'esile fenditura che conduce in discesa alla pozza d'acqua. Un tempo era addirittura possibile fare il bagno, ma ora la temperatura è troppo alta e in effetti non abbiamo visto nessun temerario tentare la sfida.
Prossima fermata le formazioni laviche di Dimmuborgir, luogo che ha dato il nome al celebre gruppo black metal norvegese. Quando eravamo solo giovani metallari brufolosi, girava la leggenda che la locuzione Dimmu Borgir in realtà fosse una misteriosa bestemmia in norvegese. Invece, eccoci qui, mistero svelato! Camminiamo per ore tra pinnacoli e costruzioni che sembrano messe lì da una mano sapiente, ma che non sono altro che il risultato del raffreddamento istantaneo di grandi masse di lava. Scegliamo il percorso più classico, quello detto della Chiesa perché il suo punto d'arrivo è la splendida Kirkjan, con un ingresso a sesto acuto e all'interno delle nicchie che sembrano delle vere e proprie cappelle in cui celebrare la Messa. Un posto davvero misterioso e inquietante...
Mentre sorseggiamo un meritato cappuccino nella caffetteria all'aperto, facciamo la conoscenza di una coppia di ragazzi italiani in viaggio di nozze in crociera. Si fermeranno solo pochi giorni in Islanda, e rimangono molto colpiti dai racconti del nostro giro. Dividiamo con loro un pezzo di cioccolato mentre scherziamo sul nostro furgoncino. In quel momento ci siamo resi davvero conto di che fortuna abbiamo avuto a poter vivere un'avventura così speciale.
Continuando lungo il lago Myvatn incontriamo sulla strada una piccola deviazione per Hofdi, grazioso parco disposto proprio sulla sponda dello specchio d'acqua. Purtroppo qui lo spauracchio di cui tanto avevamo letto in rete si materializza. Orde di moscerini che ci volano addosso da tutte le direzioni, che si infilano in bocca, negli occhi, nelle orecchie, dentro i vestiti. Non pungono, ma il fastidio è tanto e ci costringono praticamente a fuggire!
Inoltre la piccola tregua offertaci dal tempo inizia a vacillare, e scendono le prime gocce di pioggia. Decidiamo perciò di saltare l'ennesima ascesa al monte che domina il lago e di regalarci un ultimo giro nella zona degli pseudo-crateri, creati da violente esplosioni che hanno spinto con forza la lava bollente nell'acqua gelida. Anche in questo posto si respira un'atmosfera magica nonostante la presenza di tante persone che come noi hanno scelto di visitare queste bizzarre collinette.
Purtroppo non abbiamo più molto tempo, e dopo una breve sosta al market locale siamo pronti per ripartire verso la vicina Husavik. La
raggiungiamo circa un'oretta dopo su strade spesso sterrate e piuttosto dissestate. Si tratta a una prima occhiata di una cittadina piacevole con un piccolo porto che serve ai tour operator come base per le uscite di avvistamento delle balene.
Facciamo un giro di perlustrazione dopo aver sistemato le nostre cose nel campeggio. Per la prima volta abbiamo l'impressione di camminare in una località che abbia qualcosa da offrire e che non sia un semplice dormitorio per i suoi abitanti. Dopo un'oretta facciamo ritorno in campeggio. Questa sera si cucina bene: trancio di salmone e fagiolini, innaffiati da una bella birra Viking. La cucina è riscaldata e si sta proprio alla grande, peccato per i bagni che sono davvero minuscoli e inutilizzabili, con un solo lavandino delle dimensioni di quelli che si trovano sui treni. Scomodissimo.
Proprio di fianco a noi si parcheggia una coppia di fastidiosi americani, impegnati a fare di tutto per mettersi in mostra. Non diamo loro retta, anche perché siamo stanchi morti e cadiamo presto nell'ennesimo umido sonno.
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