Islanda 2014

Ci svegliamo di buon'ora, nonostante il poco sonno. Siamo ancora delusi dalla pessima avventura di ieri sera. Ale prova a prendere in mano la situazione e a tentare un lavaggio a mano. Ennesimo fallimento! L'acqua è troppo fredda, il sapone non si sciacqua e poi dove stenderemmo tutta quella roba ad asciugare con l'umidità che c'è?! Non resta altro da fare: comprare un altro gettone e ritentare la sorte. Questa volta però con l'accortezza di leggere prima le istruzioni. Ci accorgiamo così di una piccola scritta che dice di tirare il pulsante verso di noi una volta terminate le impostazioni per il lavaggio. Seguiamo il consiglio e... incredibilmente funziona!! Così, dopo un'altra ora e mezza di attesa abbiamo i nostri vestiti finalmente puliti e profumati.
Proviamo a fare un giro a Djupavik, ma l'esperienza dura poco. C'è troppo vento per poter fare qualsiasi cosa, e poi diciamocelo... non è che ci sia un granché da vedere.
Ci rimettiamo perciò in viaggio verso i fiordi orientali. Ne abbiamo almeno due da attraversare, mentre la strada segue la costa in ogni promontorio e insenatura. I panorami sono mozzafiato ma il percorso è molto lento. A un certo punto la Ring Road (l'autostrada che corre attorno a tutta l'isola e che stiamo seguendo in pratica dal primo giorno) vira verso nord e il manto stradale si fa decisamente più impegnativo. Comincia un lungo tratto sterrato che ci condurrà attraverso un ripido e nebbioso passo di montagna. Sono sicuro che con una bella giornata avremmo apprezzato di più il luogo, ma con questo tempo l'aspetto è piuttosto inquietante e decidiamo di superarlo in fretta.
Dall'altra parte del passo la situazione si fa più tranquilla. In questa zona in mezzo alla strada ci sono pecore su pecore. Girano sempre in gruppi di tre (mamma e due piccoli) e non si spostano neanche se gli inchiodi a mezzo metro. Tra continui rallentamenti e soste panoramiche arriviamo a Egilsstadir che è già pomeriggio. Ci vuole una sosta ristoratrice all'immancabile stazione di servizio N1. Il tempo però scarseggia e dobbiamo subito rimetterci in marcia.
Costeggiamo il lago Lagarfljot fino all'attacco del percorso per Hengifoss, la seconda cascata d'Islanda per altezza. Risaliamo il suo ripido canyon tra il vento e la pioggia incessante per oltre un'ora. Il sentiero è sconnesso, fangoso e scivoloso. Una volta arrivati ci godiamo da lontano lo spettacolo delle striature rosse che rivelano gli strati di formazione della Terra. Vorremmo avere più tempo per restare qui, ma pochi minuti bastano a ricordarci la difficoltà delle condizioni climatiche. Torniamo alla macchina fradici e infreddoliti.
Di strada ci sarebbe da visitare Hallormsstadur, la più imponente

aleripe

15 chapters

16 Apr 2020

Lunedì 4 Agosto

August 04, 2014

|

Egilsstadir

Ci svegliamo di buon'ora, nonostante il poco sonno. Siamo ancora delusi dalla pessima avventura di ieri sera. Ale prova a prendere in mano la situazione e a tentare un lavaggio a mano. Ennesimo fallimento! L'acqua è troppo fredda, il sapone non si sciacqua e poi dove stenderemmo tutta quella roba ad asciugare con l'umidità che c'è?! Non resta altro da fare: comprare un altro gettone e ritentare la sorte. Questa volta però con l'accortezza di leggere prima le istruzioni. Ci accorgiamo così di una piccola scritta che dice di tirare il pulsante verso di noi una volta terminate le impostazioni per il lavaggio. Seguiamo il consiglio e... incredibilmente funziona!! Così, dopo un'altra ora e mezza di attesa abbiamo i nostri vestiti finalmente puliti e profumati.
Proviamo a fare un giro a Djupavik, ma l'esperienza dura poco. C'è troppo vento per poter fare qualsiasi cosa, e poi diciamocelo... non è che ci sia un granché da vedere.
Ci rimettiamo perciò in viaggio verso i fiordi orientali. Ne abbiamo almeno due da attraversare, mentre la strada segue la costa in ogni promontorio e insenatura. I panorami sono mozzafiato ma il percorso è molto lento. A un certo punto la Ring Road (l'autostrada che corre attorno a tutta l'isola e che stiamo seguendo in pratica dal primo giorno) vira verso nord e il manto stradale si fa decisamente più impegnativo. Comincia un lungo tratto sterrato che ci condurrà attraverso un ripido e nebbioso passo di montagna. Sono sicuro che con una bella giornata avremmo apprezzato di più il luogo, ma con questo tempo l'aspetto è piuttosto inquietante e decidiamo di superarlo in fretta.
Dall'altra parte del passo la situazione si fa più tranquilla. In questa zona in mezzo alla strada ci sono pecore su pecore. Girano sempre in gruppi di tre (mamma e due piccoli) e non si spostano neanche se gli inchiodi a mezzo metro. Tra continui rallentamenti e soste panoramiche arriviamo a Egilsstadir che è già pomeriggio. Ci vuole una sosta ristoratrice all'immancabile stazione di servizio N1. Il tempo però scarseggia e dobbiamo subito rimetterci in marcia.
Costeggiamo il lago Lagarfljot fino all'attacco del percorso per Hengifoss, la seconda cascata d'Islanda per altezza. Risaliamo il suo ripido canyon tra il vento e la pioggia incessante per oltre un'ora. Il sentiero è sconnesso, fangoso e scivoloso. Una volta arrivati ci godiamo da lontano lo spettacolo delle striature rosse che rivelano gli strati di formazione della Terra. Vorremmo avere più tempo per restare qui, ma pochi minuti bastano a ricordarci la difficoltà delle condizioni climatiche. Torniamo alla macchina fradici e infreddoliti.
Di strada ci sarebbe da visitare Hallormsstadur, la più imponente

foresta di tutta l'isola (!). Nella pratica niente più che un simpatico boschetto. Visto il meteo, preferiamo "ammirarla" dalla macchina. Torniamo a Egilsstadir, dove notiamo che in pratica la stazione N1 rappresenta il centro di tutta la cittadina. Per non fare i diversi ci concediamo la nostra prima pizza islandese con farcitura a piacere. Dodici centimetri di raggio, per quasi dieci euro di costo!! Almeno il sapore non è niente male, tanto che ci portiamo via quella avanzata per non buttare via nulla.
Ormai stanchi morti e senza più voglia di muoverci prendiamo posto al campeggio della città. Qui incontriamo per l'ennesima volta due ragazzi su un furgoncino Kùkù simile al nostro. Ci salutiamo senza mai esserci conosciuti, come se solo il fatto di possedere un minivan tutto graffitato ci rendesse parte di una grande famiglia. Prepariamo il letto e prendiamo subito sonno, nonostante le avverse condizioni del tempo.

Contact:
download from App storedownload from Google play

© 2025 Travel Diaries. All rights reserved.